identità

manifesto

Espressione viscerale e liturgica, giuramento e invocazione: accoglie e consacra. 

Riti

Chi entra qui non cerca trucchi né scorciatoie: accetta di sporcarsi le mani, di respirare l’odore acre del fissaggio, di lasciarsi ferire dalla luce. La fotografia chimica non è tecnica: è un atto carnale, una genesi lenta che lacera e rivela. Qui ogni stampa sanguina, ogni errore insegna, ogni immagine sopravvive solo se ha la forza di resistere all’acido.

Cicatrici

In camera oscura non c’è spettacolo, non c’è consenso, non c’è estetica addomesticata. C’è il buio che costringe, la materia che pulsa, il tempo che pesa. Non scatti per produrre, ma per testimoniare: “Io sono passato da qui.” Fotografia Liquida è un altare dove la carta si fa reliquia e il gesto diventa atto di fede. Non uscirai con un “bel risultato”: uscirai con un’immagine che ti appartiene come una cicatrice.

Fragilità

Qui si viene per perdere controllo, per affidarsi al buio, per lasciare che la luce scavi dentro. Chi accetta questo patto non ne esce mai uguale: porta via con sé un frammento del proprio corpo in forma di immagine, fragile e irripetibile come un respiro.

Manifesto

Il manifesto che segue non è un regolamento né una presentazione tecnica. È una dichiarazione di intenti: spiega cosa significa entrare in camera oscura con noi e cosa può accadere quando si sceglie di abbandonare la superficie delle immagini. Le parole che leggerai non sono un ornamento, ma un invito a cambiare sguardo: ti preparano a un’esperienza che è insieme concreta e simbolica, artigianale e intima.

Ogni verso custodisce un’idea semplice ma radicale: la fotografia non è solo immagine, è corpo, tempo, materia che si trasforma. Per questo va ascoltata come un rito.

Qui non si scatta. Si attende.
Si ascolta il tempo, si trattiene il respiro.
Non per nostalgia, ma per necessità.
La luce non illumina: rivela.

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Qui la fotografia non è immagine.
È materia che si bagna,
odore che punge,
inchiostro che resta sotto le unghie.

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Ogni stampa è una genesi.
Ogni scatto è un gesto d’amore verso ciò che resiste.
La chimica non è tecnica: è rito.
La camera oscura non è buio: è grembo.

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Questo non è un laboratorio.
È una soglia.
Una fenditura nel ritmo dei giorni.
Un posto dove guardarsi senza didascalie.
Dove il buio non copre, ma costringe.

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Fotografia Liquida è un opificio del ritorno.
Un atto di cura contro l’oblio.
Un luogo in cui le cose non accadono per essere viste,
ma per essere sentite.

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